Dopo
che una moltitudine di anime ne hanno ispirato la nascita, i colori,
la storia nel corso di più di mille anni, diventa difficile e
complicato parlare dell'Aljaferia come di un semplice castello.
Questo patrimonio mondiale dell'UNESCO, è qualcosa di
straordinariamente imponente; strutturalmente e storicamente
parlando.
Parlerò
ora di una principessa, praticamente immortale, che è passata
attraverso molte storie, fatti e guerre che hanno caratterizzato
l'Aljaferia.
Tutto ebbe inizio nel 935, quando la Spagna, era
sotto dominio arabo. In questo periodo, a ridosso del fiume Ebro,
sorgeva l'antica "Saraqusta": importante crocevia di
commerci e spostamenti. Proprio qui, l'emiro del Califfato di
Cordoba, scelse di insediarsi con un accampamento militare musulmano
chiamato Al-Jazira (recinto militare).
Col
passare del tempo, questo sito militare acquistava sempre più
vigore, grandezza e bellezza. Questo accampamento, che ormai stava
prendendo sempre più le forme di un vero e proprio palazzo,
suscitava nel Re di Taifa di Saraqusta, mio padre, la voglia di farlo
suo. E così fu:
nel 1065 decise di erigere su quel recinto militare
le basi del suo palazzo, che con le sue decorazioni in stucco rosso,
oro e blu, con i suoi pavimenti in marmo bianco, con il suo magnifico
giardino che liberava nell'aria una brezza di gelsomini e gardenie,
con le sue fontane che offrivano pace e serenità, sarebbe stato
destinato ad avere vita lunga e prosperosa.
Nel
mio palazzo vedevo sempre molti intellettuali, poeti e artisti che
con il loro incidere diedero al palazzo il soprannome di "palazzo
dell'allegria".
Questa
struttura mantiene ancora oggi parte delle sua mura originali a
pianta quadrangolare ed è rinforzata da grandi torri circolare alle
quali si aggiunge quella del Trovador a forma di prisma, inoltre,
possiamo osservare tutt'ora un patio a base rettangolare a cielo
aperto affiancato da una vasca e due portici laterali con archi
mistilinei. Nel fondo c'erano tre settori dove effettuavamo le
cerimonie. A nord invece, troviamo una piccola moschea, che sarebbe
l'attuale cucina.
Mentre
per quanto riguarda la sua parte centrale, il vero e proprio cuore
del palazzo, si può localizzare un edificio residenziale che
rispecchia molto la tipologia del classico palazzo islamico.
Tutto
ciò però ebbe vita solo per una cinquantina d'anni, perché nella
reconquista di Saragozza da parte di Alfonso I, nel 1118 io e la mia
famiglia ci perdemmo per sempre perché fummo sconfitti. Io sono
ancora qui perché la mia anima ha continuato e continua a vagare per
le mure del castello.
A
quel punto, per il palazzo dell'Aljaferia iniziò l'epoca cristiana,
tanto che la mia casa divenne residenza di monarchi aragonesi, i
quali apportarono modifiche di ampliamento e riorganizzazione.
Siamo
nel pieno periodo medioevale e ogni Re che passa per questo palazzo
apporta delle modifiche per adattarlo alle proprie esigenze e
soprattutto ai propri gusti!
Gli ampliamenti e le modifiche più
significative di allora le abbiamo con Pietro IV nel 1380 con la
cappella di San Giorgio e quella di San Martino.
Spostandoci
ancora di ottant'anni circa, nel 1462, con il maestoso matrimonio tra
Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia, la residenza
dell'Aljaferia entra in pieno possesso dei Re Cattolici, che ne
fecero, anche loro, la propria dimora.
Ventiquattro
anni dopo, quel palazzo che sembrava perfetto e immutabile nel tempo,
subisce uno dei periodi più bui e lunghi che la chiesa ricordi: la
santa inquisizione, dove venivano perseguitati ebrei, protestanti e
musulmani che, sebbene convertiti alla religione cattolica, erano
comunque accusati di professare in segreto la loro religione. La
torre del Trovador, in questo caso, serviva per detenerli e
torturarli.
Finito
questo periodo di oscurità, tra il 1488 e il 1495 mi ricordo che
venne costruito un secondo piano e con esso, una imponente scalinata.
Nel mentre, nel 1492, Cristoforo Colombe venne ricevuto a corte da
Isabella che finanziò la sua spedizione alla volta dell'America.
Nel
1590, la mia dimora, ormai giunta quasi alla fine dei suoi
cambiamenti radicali, venne ulteriormente modificata da Tiburzio
Spanocchi, chiamato da Filippo II.
L'architetto
fu ingaggiato per rendere il palazzo più sicuro e forte, dopo una
rivolta da parte del popolo di Saragozza. Così venne scavato un
largo e profondo fossato intorno al perimetro del mio maestoso
palazzo, in più, furono costruite altre quattro torri circolari
chiamate baluardi. Il contrasto tra la forma quadrata della torre del
Trovador e la forma circolare dei baluardi non è casuale: mi
spiegarono che già nel 1100, la comparsa delle armi da fuoco
richiedeva necessariamente la costruzione di torri circolari o a
forma di stella, per meglio deviare i colpi che su una base quadrata
avrebbero provocato danni sicuramente peggiori.
Infine,
dopo altri 500 anni, avvennero le ultime contemporanee modifiche che
conferirono all'Aljaferia le attuali fattezze del parlamento
regionale di Aragona che noi tutti oggi possiamo ammirare, coscienti
o no del fatto che alle spalle di tutto ciò ci sono più di dieci
secoli di vita quotidiana e fatti salienti storico-artistici
dell'Aragona.
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LA ALJAFERIA - EL ETERNO CASTILLO
Después de que una multitud de almas han inspirado el nacimiento, los colores
y la historia en el transcurso de más de mil años, se hace difícil
y complicado hablar de la Aljafería como un simple castillo. Este
Patrimonio de la Humanidad de la UNESCO, es algo extraordinariamente
impresionante; estructural e históricamente hablando.
Hablaré
ahora de
una princesa, prácticamente inmortal, que ha conocido
muchas
historias,
hechos y guerras que han caracterizado la Aljafería.
Todo
comenzó
o en
el
935,
cuando España, se encontraba bajo del dominio árabe. En este
período, cerca del río Ebro, surgía
la antigua "Saraqusta": cruce de caminos importantes del
comercio y de los viajes. Exactamente
allí,
el emir del Califato de Córdoba, decidió instalarse con un
acampamento militar musulmán llamado Al-Jazira (fortaleza militar).Con
el paso del tiempo, este acampamento
adquiría
siempre más
fuerza, grandeza
y belleza.
Esta
fortaleza
que tomaba cada vez más la forma de un verdadero palacio, suscitaba
en el rey de Taifa
de Saraqusta, mi padre, el deseo de hacerlo suyo. Y así fue, que
en el
1065 decidió construir sobre aquel cercado militar los cimientos de
su palacio, que
con
sus
decoraciones
en
estucado
rojo, oro y azul, sus suelos de mármol blanco, su magnífico jardín
que dispersaba
en
el aire una brisa de jazmín y gardenias,
sus fuentes que ofrecían
paz
y serenidad, estaba
destinado a
tener una vida larga y próspera.
En
mi palacio veía siempre
muchos
intelectuales, poetas y artistas que
dieron
al palacio, el calificativo
de
"Palacio
de la Alegria
"
Esta
estructura conserva todavía parte de sus murallas originales
cuadrangulares y está
reforzada
por grandes torres circulares a las
cuales se suma la del Trovador en forma de prisma. Además,
aún hoy podemos
observar, un patio con una base rectangular abierto cercado por una
gran pila y dos pórticos laterales con arcos mixtilíneos. Al
fondo habían tres áreas en las que efectuábamos las ceremónias.
En
la parte norte, en cambio, encontramos una pequeña mezquita, que
sería la cocina actual.
Mientras
que en su parte central, el verdadero corazón de la construcción,
se puede localizar un edificio residencial que refleja el tipo del
clásico palacio islámico.
Todo
ésto, sin embargo, tuvo vida sólo durante cincuenta años, ya que
en la reconquista de Zaragoza, por parte de Alfonso I, en 1118 mi
familia y yo desaparecimos para siempre al ser derrotados. Yo sigo
aquí porque mi alma ha continuado y continúa a vagar por los
muros del castillo.
Desde
este momento, en el Palacio de la Aljafería inició la era
cristiana, hasta el punto que mi casa se convirtió en la residencia
de los monarcas aragoneses, los cuales aportaron cambios y
ampliaciones.
Estamos
en la época medieval, y cada rey que pasa por este edificio realiza
cambios para adaptarlo a las propias necesidades y gustos!Las
ampliaciones y cambios más significativos de la época, los realiza
Pedro IV en el
1380
con la capilla de San Jorge y la de San Martín.
Siguiendo
adelante
ochenta años, en el 1462, con la majestuosa boda de Fernando II de
Aragón e Isabella I de Castilla, la Aljafería entra en plena
posesión de los Reyes Católicos, que la hizieron su casa.
Veinticuatro
años más tarde, ese edificio que parecía perfecto e inmutable en
el tiempo, es sometido a uno de los períodos más oscuros y largos
que la iglesia recuerde: la Santa Inquisición, donde fueron
perseguidos judios, protestantes y musulmanes, aunque convertidos a
la religión católica, seguían
siendo acusados por
profesar sus religiónes en secreto. La Torre
del Trovador, en este caso, se utilizó
para detenerlos
y
torturarlos.
Acabado
este
período de oscuridad, entre el
1488
y el
1495,
recuerdo
fue
construido un
segundo piso y una imponente escalera. Por
aquellos entonces,
en el
1492,
Critobal
Colón fue recibido
en la Corte
de Isabel, la
cual
financió su expedición a América.
En
el
1590,
mi casa, que
para entonces llegaba al
final de sus cambios radicales, fue
modificada nuevamente
por Tiburcio Spanocchi, por
orden de Felipe
II.El
arquitecto fue
contratado
para hacer el edificio más seguro y fuerte, tras
una
revuelta del pueblo
de
Zaragoza. Así, fue
excavado
un foso profundo y ancho alrededor del perímetro de mi majestuoso
palacio, además, fueron
construidas otras
cuatro torres circulares llamadas baluartes.
El contraste entre la forma cuadrada de la torre del Trovador y la
forma circular de los baluartes no es casual;
Me
explicaron que, en el
1100,
la aparición de las armas de fuego requería
necesariamente
la construcción de torres circulares o
a
forma
de estrella, para desviar mejor
los golpes
que,
sobre una base cuadrada habrían
causado daños sin duda, peores.
Por
último,
después de otros 500 años, se
sucedieron las
últimas
contemporáneas
modificaciones
que dieron a la Aljaferia las características actuales del
Parlamento
de Aragón que todos podemos admirar hoy en día, conscientes o no
del hecho que a
espaldas de
todo ésto
hay más de diez siglos de vida cotidiana y hechos
destacables histórico-artísticos de Aragón.
Scritto da: Vera J. Amoni